Appuntamento in Central Park, capitolo 3
Agosto 10, 2020 2022-01-20 11:23Appuntamento in Central Park, capitolo 3
Appuntamento in Central Park, capitolo 3
«Bea, ma allora? Sono le 18!» Emma varca la soglia della mia camera perfettamente truccata e con i capelli raccolti in una elegante coda bassa.
«Wow, hai intenzione di fare colpo stasera?» Emma si rilassa immediatamente e si mette a ridere alla mia domanda.
«Per ora non è nei miei piani. Tuttavia vorrei che anche la mia migliore amica si facesse bella. E invece non ha neppure asciugato i capelli!» Faccio spallucce mentre mi sistemo di nuovo davanti l’armadio alla ricerca di qualcosa da indossare.
«Vai a sistemarti, scelgo io il tuo outfit» mi fa cenno con la testa di andare in bagno e mi sorride amorevolmente posizionandosi al mio posto davanti ai miei abiti.
Mi asciugo i capelli, opto per un mosso naturale, e realizzo un trucco leggero puntando tutto sulla base e tanto mascara.
Creo una leggera ombreggiatura sulla palpebra e disegno appena il contorno delle mie labbra con una matita nude, tamponandoci sopra un po’ di burrocacao.
Quando esco dal bagno, ritrovo Emma in piedi davanti a me con addosso un tubino blu elettrico che le esalta le forme perfette. La mia bocca si apre in una O di meraviglia e lei sorride sotto il mio sguardo stupito.
«Mi dona questo colore, eh? L’ho comprato poco prima di partire», annuisco.
«Ti sta benissimo.»
«Questo sta da Dio a te invece» si siede sul letto e indica con la mano il mio abito bianco satinato in seta, corto fin sopra il ginocchio, con le spalline sottili e lo scollo morbido e discreto. Non fascia ma accenna le forme in modo elegante.
«Ottima scelta» le sorrido.
Indosso il vestito e metto i miei sandali gioiello dorati con il tacco da 8cm, prendo la pochette abbinata e ci dirigiamo verso l’ascensore.
Fuori dall’edificio ad attenderci c’è Chloé, meravigliosa nel suo abito corto color crema, e due ragazzi di bell’aspetto.
«Ciao, che belle che siete», poi continua indicando le due persone al suo fianco «loro sono Max e Kevin, lavorano nella Creative Hub»
«Piacere, io sono Beatrice, lei invece è Emma», stringiamo la mano ai nostri futuri colleghi e ci incamminiamo verso l’hotel che dista solo 7 minuti da casa.
«Tenetevi pronte, ragazze, stasera ci saranno tanti bei bocconcini» io ed Emma ridiamo di gusto, mentre Chloé tira una gomitata a Kevin per zittirlo.
«Oh che c’è, Chloé, è giusto che mi conoscano per quello che sono. Ed io non sono una persona noiosa».
«Be’, no, con te non ci si annoia mai, questo è certo», risponde Chloé ridendo per la sua battuta.
«Quanti anni avete, dolcezze?»
«Entrambe 25, io sono nata a dicembre, Emma ad aprile». Kevin è un ragazzo davvero estroverso, indossa un completo blu elettrico con una fantasia nera molto particolare, difficile non notarlo.
Max è, al contrario, una persona molto silenziosa. Sembra calmo e rilassato, quasi come se stesse andando a bere una birra in un pub.
Il tempo scorre velocemente tra una risata e l’altra e i monologhi di Kevin, il ragazzo che è stato capace di rubare i nostri cuori nell’arco di pochi minuti.
Così, in un battibaleno, ci ritroviamo all’ingresso dell’altissimo palazzo di un hotel cinque stelle lusso all’angolo tra la 5th Avenue e la 53rd Street.
Entrati nell’atrio principale, un forte odore di agrumi invade le mie narici e una gentile signora ci accompagna nella sala a noi destinata per la cena.
Inizio a dare un’occhiata veloce alle persone presenti e, quando il mio sguardo si posa su una di esse, il mio cuore sobbalza nel petto.
«Cazzo», un suono mozzato mi sfugge dalle labbra. Cosa ci fa lui qui?
Emma si volta di scatto verso di me. «Che c’è?»
«Niente, niente». Kevin ci si para davanti con due calici di champagne in mano, seguito da Chloé e Max a braccetto.
«Prego, dolcezze» ridiamo piano e lo ringraziamo.
«Io brinderei alla vostra nuova avventura» afferma Max alzando il calice.
«Sono d’accordo.» Annuisco sorridendo distrattamente.
«Allora, alla vostra nuova avventura» dice Chloé avvicinando il suo bicchiere.
Sorseggiamo il nostro champagne in apparente tranquillità. Bevo l’ultima goccia, poso il bicchiere sul tavolino accanto a noi e mi guardo intorno con una strana sensazione nello stomaco.
«Arrivo subito, vado un secondo in bagno», sussurro sottovoce ad Emma che annuisce di rimando.
Mi dirigo verso l’ampio corridoio deserto, pronta a fiondarmi in bagno, quando, a pochi passi dalla porta, qualcuno mi urta facendomi cadere la pochette sul pavimento.
Ci pieghiamo istintivamente entrambi a raccoglierla farfugliando delle scuse confuse.
«Ti sei fatta male?» chiede il ragazzo ancora a terra con una nota di apprensione nel tono di voce, trattenendo la pochette sulle gambe e poggiando una mano sul mio braccio scoperto.
È in quel momento, alzando gli occhi per incontrare i suoi, che riconosco la sua voce e mi accorgo che Andrea è proprio lì davanti a me.
Un brivido mi percorre la schiena, è incredibile come, dopo un solo incontro, io sia in grado di percepire la sua presenza.
Gliela leggo negli occhi la sorpresa di rivedermi lì, la stessa sorpresa che ho provato io quando l’ho notato in sala un’ora prima.
Insomma, quante probabilità c’erano?
«Ciao Beatrice» dice piano, alzandosi con la mia borsa sotto al braccio e porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi.
La afferro incapace di dire una parola.
«Sei sempre così silenziosa di solito?», una risatina mi sfugge dalle labbra, un lampo di lucidità ricompone i miei pensieri e ritraggo rapidamente la mano stirandomi il vestito meccanicamente.
«Ciao Andrea, ti ringrazio» dico, afferrando la pochette che mi sta restituendo.
«Figurati, i nostri incontri fino ad ora sono stati un po’ irruenti. Non trovi?» annuisco.
«Infatti mi stavo chiedendo se tu piombassi sempre così». Andrea ride piano, una risata in grado di illuminagli l’intero viso e sconquassare il mio stomaco.
«Andre, puoi venire?» una voce femminile fuori campo interrompe la nostra breve conversazione.
«Arrivo!» Esclama ad alta volte, in modo che la donna che sta reclamando la sua attenzione possa sentirlo.
Posa dolcemente di nuovo lo sguardo su di me e mi sorride.
«Devo andare, magari non ci sarà due senza tre.» non rispondo. Ricambio il sorriso e mi volto per andare in bagno e, anche questa volta, sento il suo sguardo perforarmi la schiena mentre mi allontano da lui.
Cosa ci fa qui? Sarà un ospite, spero. E se lavorasse anche lui per la 8MB?
Tornando dal bagno, Emma mi viene incontro «Tutto ok, Bea?» annuisco sorridente e la prendo sottobraccio.
Do una breve occhiata alla sala, notando che le persone si stanno accomandando ai tavoli.
«Altro breve e intenso incontro» dico fingendo disinteresse.
«Con chi? Con quel ragazzo?» chiede Emma con la voce intrisa di curiosità. Mi si para davanti per avere tutta la mia attenzione.
Rido «Sì, Andrea. Lo avevo intravisto prima e mi ci sono imbattuta nel corridoio quando sono andata in bagno».
«Ragazze, da questa parte!» Chloé reclama la nostra presenza al tavolo.
Emma mi guarda truce «Lo voglio vedere» dice con fare minaccioso. Rido di gusto e passo in rassegna la sala per scorgere la sua collocazione.
Non è stato difficile trovarlo perchè Andrea, dall’altra parte della sala, è in piedi che parla con due signori di mezza età e una giovane donna affascinante. Percepisce il mio sguardo e si volta, il mio cuore perde un battito, ancora, e il mio viso diventa paonazzo.
Emma segue veloce il mio sguardo tirandomi una gomitata.
«Se lo guardi ancora così farai notare a tutti la tua cotta», interrompo di scatto il breve contatto visivo e mi volto verso la mia amica con lo sguardo torvo.
«Cotta? Non ti sembra di esagerare?» Fa spallucce.
«Che c’entro io? Sei tu che reagisci come un’adolescente infatuata che non ha mai visto un bel ragazzo prima d’ora».
«Ma quali reazioni?!» Protesto mentre Emma mi trascina al tavolo dagli altri.
La serata procede lentamente tra un bicchiere di champagne e l’altro. Quasi non tocco cibo, ho lo stomaco completamente chiuso.
Forse Emma ha ragione, sembra che io non abbia mai incontrato un bel ragazzo in vita mia.
Non lo conosco, non so nemmeno se lo rivedrò più ed è sempre insieme ad una bionda dagli occhi azzurri che non lo abbandona mai.
Per tutta la cena i nostri occhi non si sono più incrociati, non ho avuto il coraggio di voltarmi dalla sua parte.
Entrambi i nostri incontri si sono dimostratati un totale fallimento: goffa, timida e distratta. Aspetti che di rado mi appartengono eppure sono stati la costante di quegli attimi.
Alla fine è solo un ragazzo, un bel ragazzo certo, ma non sono qui per pensare a queste cose.
Questa è la nostra occasione, l’occasione di vivere un sogno e nessun ragazzo avrà mai il permesso di farne parte.